Nessuno di noi può vantare di avere dolori più grandi di quelli che hanno sopportato gli altri. Qualcuno può raccontare, con umiltà, di avercela fatta a vincere la battaglia, perché forse il suo esempio può servire a chi soffre di disturbi simili ai suoi.
Da una vita mi sento dire "Stai tranquilla". Eppure di calma interiore ne ho avuta tanta, se no, non sarei ancora viva!
Sono stata gravemente malata di asma bronchiale, gravemente significa fino all'invalidità parziale.
Avevo 17 anni e non potevo fare una rampa di scale e nemmeno una corsa. Quando avevo dei gravi attacchi, non potevo nemmeno camminare, restavo bloccata ovunque mi trovassi. Durante le notti in inverno non riuscivo a dormire, spesso le trascorrevo in piedi immobile davanti alla finestra a boccheggiare come un pesce senz'acqua. Un attacco può durare dieci ore, e non termina fino all'assunzione di un dosaggio di cortisone. Bisogna conservare una calma olimpionica, poiché ogni minimo movimento ed emozione può aggravare la crisi in atto. L'aria può entrare nei polmoni ma non può uscire senza un grave sforzo di volontà, con tutte le conseguenze immaginabili. La voce non può essere modulata, si comunica a piccoli gesti e con gli occhi. L'iperventilazione da le vertigini. Il cuore può cedere per l'affaticamento prolungato.
Mi sono vista la morte in faccia almeno un paio di volte, una volta mi è passata accanto la sua falce affilata sul letto di un pronto soccorso, quando il cuore stava per cedere... non mi trovavano più il polso.
A 20 anni studentessa delle Belle Arti mi sarebbe piaciuto lavorare in campagna nel fine settimana, ma ogni volta che facevo qualche grosso lavoro, come spaccare la legna, trasportare pietre, dissodare la terra o tagliare un campo di granturco col machete, mi veniva l'asma.
Mi veniva l'asma per molto meno. Bastava che vedessi un gatto o che cogliessi dei fiori.
Questa disfunzione ha rovinato gli anni più belli della mia vita. Ero evidentemente una ragazza piena di vita, tosta, tamugna, forte, e non ero, non sono mai stata, per niente mascolina. Voglio dire che non assomigliavo a una campionessa di lancio del martello ma a una ragazza tipica romagnola, femminile, bella, dolce e rotondina nei punti giusti. Non avevo paura a prendere un'accetta in mano eppure sono crollata con questa disfunzione.
I medici non hanno saputo fare altro che segnarmi medicine, farmaci su farmaci, nei momenti critici mi bombardavano di cortisone.
Mia madre mi ripeteva di stare calma, che tutto secondo lei era per colpa della mia iperemotività.
Nessuno, per altri cinque anni, mi disse che avrei dovuto fare dei test allergologici. Fu una dottoressa più intelligente dei suoi colleghi che mi suggerì di andare a fare questi test. Risultato: su 10 prove, ero sensibile a tutte e dieci.
Da quel momento mi misi in testa che avrei dovuto farcela da sola.
Se mi affidavo nelle mani dei medici, mi avrebbero dato ancora del cortisone, senza preoccuparsi per i chili che mi facevano prendere.
Uno mi disse che non sarei arrivata ai 40 anni per enfisema polmonare. Eppure dalla schermografia e radiografia non risultava nulla di anomalo.
Avevo paura di smettere. Sono stata dipendente dallo spray per molti anni. Che è peggio di essere dipendente dalle sigarette (e non ho mai fumato).
Poi basta. A tutto c'è un limite. Fissai un appuntamento con un omeopata bravissimo, mi fece una visita di un'ora, mi prescrisse delle iniezioni sottocutanee accanto alla colonna vertebrale di succo di formiche e assunzione per via orale dell'estratto della pianta del nocciolo. La cura di iniezioni era fastidiosa e dolorosa, perché mi pungevano un posto fortemente innervato, era come essere punti ogni mattina da una vespa, ma ebbe un grosso risultato.
Un medico della mutua disse che ero matta, parola alla quale ho fatto l'abitudine nella mia esistenza. Disse che ero agitata, che dovevo stare tranquilla e che sono sistemi da selvaggi.
Buttai via l'armadietto delle medicine, metabolizzai la mia paura di non farcela. Il cuore mi batteva a mille perché ero terrorizzata. Sapete cosa significa liberarsi dalla dipendenza di qualcosa? E affidarsi alle formiche poi!
Con la cura omeopatica, improvvisamente venne fuori un grosso trauma, una cosa orrenda, terrificante subita quand'ero bambina (a sei anni) e che non voglio raccontarvi. Anche lì, avrei dovuto reprimermi tutto, essere tranquilla. Invece ho urlato. Ho urlato con quanto fiato avevo in gola, e ho continuato a urlare per due giorni di fila.
Cosa dite? Avrei dovuto essere tranquilla? Come una bimba alla quale si tappa la bocca con una mano, vero?
Questa cura omeopatica (e la rivelazione del trauma) non mi ha guarita completamente, ma ha ridotto dell'80% l'uso del Ventolin e del 100% le visite a domicilio del medico curante.
Non voglio dire che l'omeopatia curi tutto, ci mancherebbe, ma a me ha dato una grossa mano, che significa la quasi totale guarigione dagli attacchi di grave intensità, una riduzione delle piccole crisi e un miglioramento nella respirazione in generale, e se potessi tornare indietro, non aspetterei tutti quegli anni... ma allora non lo sapevo... allora vivevo condizionata dai consigli di chi ne sapeva sempre una più di me.
Vorrei dare un po' di speranza a chi soffre come me di questo disturbo. Forse è solo di origine allergica, forse ci sono altri motivi, profondi. Vale la pena indagare. Vale la pena che un medico vi stia ad ascoltare per più dei canonici 5 minuti, il tempo di segnare una ricetta senza nemmeno guardarvi in faccia.
Ma, date retta a me, a chi vi dice di "stare tranquilli" quando veramente avete un motivo serio come questo, tirategli un pugno sul naso. Non serve a nulla, ma a voi servirà. Sto scherzando, eh?
Io sono quasi guarita anche dall'influenza. Un bacio tenero e grazie con tutto il cuore per i bei commenti che mi avete lasciato nel post precedente.
* chiedo scusa a Monica Marghetti se ho messo il suo titolo "Voglio urlare" a questo post, ma è per dire che ognuno di noi ha la sua voglia di urlare (chi può dire se più grande o più piccola?)... forse il mio sbaglio è che non lo faccio mai abbastanza.
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categoria : voglio urlare
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