ululato da Pralina alle ore 00:51 lunedì, 12 novembre 2007
Non chiudo il blog, ma da questo post cambieranno un po' di cose, per motivi miei personali che non voglio raccontare... anzi, non voglio proprio raccontarli più...
Vi parlerò invece di un cantante e poeta che amo moltissimo e che ascolto spesso.
Non è necessario da parte mia fare la "lezioncina" su Jacques Brel, perché, chi già di voi lo conosce avrà sicuramente qualche (o forse tutti) cd, e chi vuole, può trovarlo facilmente su internet, fra l'altro su Youtube esistono dei bellissimi filmati di lui... vi dirò invece cosa mi spinge questa sera a scrivere di lui.
Sto leggendo una rivista monografica che parla della sua vita, una rivista in lingua francese che mio figlio acquistò a Bruxelles.
E' stato una persona straordinaria, autenticamente umile come tutti i grandi, un Poeta vero, che ha saputo mettere in canzoni il suo malessere, e fare polpette con le convenzioni borghesi, l'ipocrisia, la "vuotezza" dei salotti, la becera realtà di provincia, l'opportunismo delle fanciulle, le contraddizioni della messa in scena religiosa (quando la religione non è vicina ai cuori ma solo ai portafogli), le tante maschere grottesche o rappresentazioni dei ruoli sociali che James Ensor rappresentò con la pittura e che Brel portò sui palcoscenici, poi incise su vinile...
Perché Brel, che proveniva dalla ricca borghesia fiamminga, quel posto nella ditta di suo padre che gli avrebbe garantito una sicurezza economica e sociale ma una vita piatta come i suoi "Plat Pays" da dove proveniva, lo lasciò presto per calcare con la sua chitarra in pugno le scene parigine e mondiali... per il cinema... e infine per essere sepolto alle Marquises, in Oceania, accanto alla tomba di Paul Gaugin, quando morì per tumore.
Leggere la sua biografia è entusiasmante e doloroso nello stesso tempo, per le considerazioni che si possono fare (che potrei fare) sulla pochezza di questa società in confronto alla grandezza di un uomo che è considerato un genio, perché, a differenza della maggioranza delle persone vegetanti su questo pianeta, ha avuto il coraggio di scavare dentro sé stesso per tirare fuori verità che in tanti celano sotto la maschera di un falso sorriso.
Ma poi c'è anche l'aspetto tenero... di ragazzo timidissimo, di uomo combattuto, di padre amorevole (bellissima la canzone dedicata alla sua bimba Isabelle) e di amico (Jojo) che resta attaccato alla sua umanità, tenace nel difendere la sua vita privata dalla morbosità superficiale ed effimera della stampa, fedele ai suoi legami affettivi, ma soprattutto fedele a sé stesso, fino alla fine.
Quand on n'a que l'amour
(la sua prima canzone celebre, 1956)
Quando c'è solo l'amore
Da spartirsi
Nel giorno del gran viaggio
Che è il nostro grande amore
Quando c'è solo l'amore
Il mio amore tu ed io
Per far scoppiare di gioia
Ogni ora ogni minuto
Quando non c'è che l'amore
Per vivere le nostre promesse
Senza altra ricchezza
Che credervi ogni giorno
Quando c'è solo l'amore
Per ammobiliare di meraviglie
E ricoprire col sole
Il brutto dei quartieri
Quando non c'è che l'amore
Per unica ragione
Per unica canzone
Ed unico soccorso
Quando c'è solo l'amore
Per rivestire mattini
Poveri e malandrini
Di manti di velluto
Quando c'è solo l'amore
Da offrire in preghiera
Per i mali della terra
Come semplice trovatore
Quando non c'è che l'amore
Da offrire a coloro
La cui unica lotta
È di conquistarsi il giorno
Quando non c'è che l'amore
Per tracciare un cammino
E forzare il destino
Ad ogni crocevia
Quando c'è solo l'amore
Per parlare ai cannoni
E nient'altro che una canzone
Per convincere un tamburo
Allora senza aver nient'altro
Che la forza d'amare
Noi avremo nelle nostre mani
Amici, il mondo intero.
|
martedì 30 aprile 2013
12 novembre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento