ululato da Pralina alle ore 22:33 mercoledì, 02 maggio 2007 Una sera parlando con un'amica, si facevano le seguenti considerazioni. Quando un amore è in crisi, quando finisce, è tempo di bilanci pesanti per entrambi. Inevitabilmente la coppia viene messa sotto i riflettori dagli altri, amici, parenti, conoscenti. Molte persone, a livelli differenti e con i più disparati intenti, senza stare ad ascoltare troppo perché tanto si sa già come vanno le cose... chi per istinto materno o per innato senso di protezione, chi per una sottaciuta tendenza caratteriale autoritaria o per dimostrarsi che ha capito la lezione... si sentono in grado immediatamente di dire qualcosa, di dare giudizi o ancora peggio, di tentare di manipolare la volontà delle persone in crisi. A volte sono cose profonde e molto utili, anzi fondamentali, di più! richieste e gradite, per capire meglio la situazione. Qualche volta sono più inutili dei proverbi, le frasi fatte tipo "rosso di sera, bel tempo si spera". Questa mia amica diceva che il rapporto di coppia, l'amore, viene visto un po' come un'arena. Fintanto che le cose vanno bene o benissimo, sono tutti lì senza parole se non a schiattare dall'invidia, ma quando il rapporto si incrina o si rompe, allora chiunque si sente abilitato a dire cose. Diceva anche, ed è una cosa che condivido profondamente, che la coppia (questo totem della famiglia nucleare ridotta all'osso, senza figli) è investita di responsabilità più grandi di quelle che ha in realtà. Si arriva a pensare che un fallimento di coppia sia un fallimento della vita intera. A livello individuale. E ciò non fa che accrescere la nostra solitudine. Ma è giusto parlare di fallimento? Per tornare all'arena, fintanto che le cose vanno bene, è tutta FORTUNA, quando le cose vanno male è COLPA di uno o dell'altra. Non si pensa mai che la colpa (parola di origine religiosa, biblica terrificante, che sostituisco volentieri con responsabilità) tranne che in episodi di palese violenza da parte di uno, è in ogni caso di entrambi... anche se a livelli differenti. E che la responsabilità in ogni caso è distribuibile equamente anche alle persone che ci troviamo intorno e che ogni giorno peccano di indifferenza e di superficialità, quando non di vera e propria ignoranza, lasciandoci soli a "scegliere" rapporti d'amore sbagliati o al contrario cercando di boicottare quelli giusti, fino al fatidico momento del gong finale in cui si scateneranno in proficui "c'era da aspettarselo". La nostra società è una società anaffettiva, mascherata di falsi sorrisi e di falsi "va tutto bene", che ha scelto la diffidenza come approccio normale nelle relazioni umane, incapace di creare legami emotivi profondi fra le persone, votata al successo effimero e alla competizione, ragionante per schemi mentali precostituiti (pregiudizi) che offuscano la capacità d'analisi, incapace di accogliere i sentimenti in qualunque modo si presentino -persino sotto la veste di dono totale di sé- poiché la regola mercantile do ut des trionfa sulla gratuità. Un amore che nasce e che finisce, in qualunque modo finisca, almeno ha avuto la dignità e il coraggio di esistere... nonostante tutte le lacune, i difetti, le imperfezioni, le difficoltà, le debolezze, le miserie e le contraddizioni di noi esseri umani spogliati dalle nostre maschere e dalle nostre corazze che abbiamo preso il rischio di innamorarci. Permafrost ¦commenti (58) Commenti: categoria : amiche, un sogno da mora |
lunedì 13 febbraio 2012
2 maggio 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento