ululato da Pralina alle ore 01:17 venerdì, 20 giugno 2008
Non voglio fare un discorso sugli sbarchi dei clandestini.
Per me non esistono clandestini, ma esseri umani.
A questo punto c'è chi storcerà la bocca e mi dirà "e chi delinque...". Chi delinque dovrebbe risarcire la società e le vittime, SEMPRE, non importa se proviene dal Marocco, dalla Romania o da Arcore.
Ma non voglio fare un discorso sui "clandestini".
Clandestini lo erano certamente tutti i nostri antenati, che siano venuti in Italia a cavallo e saccheggiando e dando fuoco ai villaggi (come i miei antenati da parte materna, della Pianura Padana) oppure remando, su barconi, su navi arabe, normanne, insieme agli ebrei, rifugiati, con una banda di musicisti maltesi (come i miei antenati da parte paterna).
Clandestini e per giunta barbari, ebrei e pirati.
Non voglio fare un discorso sui clandestini perché è troppo complesso, non sono sicura che un blog sia uno strumento valido per questo, è un po' troppo narcisista come mezzo. Si rischia di buttare lì un bel comizio, per sentirsi dire che si è bravi, che si ha buon cuore.
Oppure si rischia di ignorare l'altra faccia della medaglia, quella di chi in Italia (paese all'estero conosciuto come la terra dei mafiosi e dell'impunità) ci viene perché nel suo paese la delinquenza viene repressa duramente. Coloro che, insomma, trovano facile delinquere in Italia.
Non so quale contributo potrei dare all'argomento. Se troppo partigiano "buonista" e quindi cieco su certi aspetti, oppure infarcito di luoghi comuni.
Scenderò di un gradino e parlerò di un aspetto molto più "terra terra", magari più abbordabile, più condivisibile.
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Mi si chiede come mai ci sono tanti stranieri che rischiano la galera, le botte della polizia, il rimpatrio, muoiono nei camion frigoriferi, si gettano a nuoto, si aggrappano alle gabbie dei tonni e 12mila sono già annegati per raggiungere il nostro Paese.
Chi possiede una tivù satellitare in qualsiasi parte nel mondo, l'immagine che riceve di noi italiani è un'immagine scintillante e sfolgorante, lontana dalla morte, dalla fame e dalle malattie.
Ognuno di noi, italiani, sa che non è vero.
I nostri genitori e i nostri nonni (molti, non dimentichiamolo, migranti) hanno conosciuto la guerra, si sono fatti un culo così, e spesso noi oggi viviamo con grosse difficoltà economiche.
Ma la televisione no. A qualsiasi ora, l'immagine che NOI italiani proiettiamo nel mondo, è quella di un popolo felice e senza grossi problemi (tranne che nella parentesi tragiche dei notiziari e in qualche sfigato dibattito o trasmissione in terza serata).
Un popolo ammiccante, che dorme fra lenzuola di mortadella, che si preoccupa soltanto dei chiletti di troppo: le classiche "lacrime di coccodrillo", che serve la cena nouvelle cousine o roba di gourmet o come cazzo si scrive..insomma il cibo per gatti rigorosamente "adagiato" su piattini di porcellana, magari della richard ginori, con annesso decoro di un ciuffetto di prezzemolo (magari biologico) o finocchietto selvatico.(grazie Marcella) che passa il tempo a telefonarsi col nuovissimo cellulare per raccontarsi lo zero assoluto. Telefilmammeriggani a profusione, veline sculettanti con il perizoma, gare di danza sotto le stelle ma poi tutti a cucinare prelibatezze succulente, domeniche del villaggio, amici di Maria, sfilate di moda, cantanapoli, risate registrate, cascate di milioni sui vincitori del quiz a premi, serate di beneficenza e il Sogno di tutti gli Italiani: un Ponte sullo Stretto di Messina!
Una giornata intera della settimana consacrata al Calcio e ai suoi profeti. In alternativa una capatina a San Pietro a osannare uno degli uomini più ricchi del pianeta.
Pubblicità che mostrano automobili nuove di fabbrica saettanti a 200 all'ora, donne fatali bellissime ubriache di superalcolici che lesbicano fra loro, uomini glabri e con le mani morbide (quindi non lavorano), famiglie felici con i biscotti del mulino bianco (mi raccomando, bianco), pischelli sorridenti che si ricaricano l'un l'altro il telefonino mentre camminano sui fiori, e tante altre proiezioni, illusioni, seduzioni di un sogno che riguarda una piccolissima parte della nostra società, quella delle classi più ricche.
Perché scandalizzarsi se chi si è fatto (anche attraverso la leggenda tramandata di bocca in bocca) questa immagine complessiva del nostro stile di vita, viene attratto dal nostro Paese fino al punto da rischiare -o accettare- la morte?
Chi di noi non cercherebbe di scappare da un Paese martoriato dalle guerre o dalle carestie, in direzione di un miraggio così abbagliante? Siamo sinceri.
Mostrare la ricchezza, prometterla, sbandierarla, darla "facile", a portata di mano, raggiungibile da tutti, persino indispensabile, non è forse CRIMINALE come mettersi a sognarla?
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venerdì 24 maggio 2013
20 giugno 2008
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