Amo la musica come amo la vita. Mi è sempre piaciuto ballare, ma per timidezza non mi sono mai esibita davanti a molte persone, ogni tanto facevo la danza del ventre per i miei compagni di accademia e raramente ho ballato in discoteca, ma quando l'ho fatto ho avuto tanti occhi puntati e tante risate quando in pista mi esibivo nelle prese di culo più sconcertanti della disco... ho ballato il flamenco demenziale con un ragazzo spagnolo mentre si scompisciava dalle risate... dicono che ho un grande senso del ritmo, del resto mio padre suonava la chitarra ed io a 7 anni pretendevo di ballare il flamenco sul tavolino dell'ingresso. Ho ballato sul tavolo quando un po' brilla facevo "Tutankamion", con un vestito rosso e una rosa fra i denti. Con indosso soltanto un baby-doll bianco trasparente che mi metteva in risalto tutto il balcone e i due campanelli, ho ballato attorno al letto matrimoniale "La danza dei cigni" per il mio povero compagno, che mi diceva "Non sarai Carla Fracci, ma fai morire dal ridere, tu sei un genio amore mio e nonostante i tuoi chiletti in più ti muovi come una farfalla". Ho fatto la danza della pioggia e quella del sole, ho pogato sotto il palco, ho ballato il valzer con i camionisti romagnoli, ho imitato Shakira per tornare a farmi i polpacciotti sodi, mi sono rotolata per terra con Ramaya di Afric Simone, e mi sono esibita solo per me stessa. Musica di ogni genere, kung-fu, zompi sulle doghe del letto fino a schiantarle. La musica mi ha fatto spesso svegliare danzando, ho tirato giù la tapparella perché i vicini della casa davanti non avevano il diritto di vedermi "aggratiss" cioè senza pagare il biglietto.
Purtroppo la mia malattia cronica (asma) si è portata via tanti anni e tanto fiato, tanto da costringermi a restare seduta quella sera che i bretoni mi invitavano ripetutamente a ballare con loro alla fiera di Montbran, tanto da farmi dimenticare cosa significa ballare. Ventolin, antistaminici, cortisone a randello per i polmoni perennemente infiammati. Sono stata depressa e non avevo più voglia di farlo, sono stata così triste fino a non sentire più le gambe e la musica. Sono scesa giù all'inferno quando ascoltare la musica non significava più niente di niente e i piedi non si muovevano nemmeno se li pestavo. Ogni cosa risultava di una pesantezza unica. C'è stato un momento in cui le giunture avevano cominciato a farmi male, non riuscivo nemmeno a sedermi per terra perché rialzarmi risultava troppo penoso. Ero almeno 10 chili più di adesso, ma soprattutto stavo perdendo l'interesse per la vita. Allora non avrei mai creduto di tornare a sentire la musica come vedo le stelle, la terra e i colori, e di tornare a sentire il mio corpo così "leggero".
Poi di nuovo l'amore, sentimento che mi restituisce tutta l'energia del mondo nel bene e nel male, una sera mi torna la voglia di muovermi non solo per me, ma anche per lui. Inizio a muovermi timidamente e tutto è leggero, la musica dei Dissidenten, gruppo degli anni 80 da me e dal mio compagno tanto amato, è un caleidoscopio di suoni orientaleggianti. La casa in questo fine agosto è tutta per noi e non ci sono altri impedimenti, vincoli da rispettare che non siano le nostre voglie ed esigenze. Penso a noi due, penso che sarebbe fantastico se si accorgesse di me mentre ballo, perché è una cosa che "manca" alla nostra conoscenza reciproca. Mi muovo senza scarpe, a piedi nudi, un po' per evitare l'intralcio delle scarpe, un po' per sentirmi leggera. Sorrido. Penso che sarebbe carino lasciarsi andare, provo a farlo. Provo a lasciarmi andare e a vincere l'imbarazzo, anche se non è più così facile. Faccio roteare la testa sul collo, i capelli si sparpagliano sul viso, sono onde dorate le ciocche che ricadono sulle guance, muovo dolcemente il bacino a "otto", le braccia come ad imitare una fiamma che arde. Le gambe mi seguono. Il petto si alza, il sedere ondeggia sul il ritmo e le caviglie, non grosse e nemmeno ingrossate, disegnano molte figure. Il mio amore è sempre fisso con lo sguardo sul monitor del computer, non mi guarda che una sola volta, con evidente distrazione. Attendo che mi guardi ancora, con il cuore che batte forte, ma non lo fa. Eppure il regalo era anche per lui. Io lo so di non essere una ballerina professionista, ma "solo" una pazza che prova a muoversi sinceramente... una che a "una certa età" sente ancora tutto così forte... una che forse rischia di apparire patetica, con il suo corpo formoso appena un po' dimagrito, mentre la danza è ad appannaggio del "magri" e solo di loro e per loro... forse però (per paradosso) se fossi stata in cartellone, durante uno spettacolo, in un musical come quello sugli Abba, avrebbe pagato il biglietto anche per vedere me.
Posso esprimere un desiderio? Vorrei che il mio tesoro mi guardasse mentre ballo, è gratis, ormai non lo faccio più per nessuno e se ho sentito il bisogno di farlo per lui, è perché ringrazio la vita di non avermi non ancora tolto del tutto il fiato.
Sotto. Questo brano fu reinterpretato dai mitici Sha-na-na, uno dei miei gruppi preferiti, al festival di Woodstock nel 1969. Non metto la versione degli Sha-na-na, ma quella originale, una chicca.
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categoria : musica, donna che viaggia in testa
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