Dicono che l'amore è cieco, ma non è vero. Mi sono innamorata nel momento in cui mi sono fermata a guardarlo, in quell'attimo le lancette dell'orologio si sono fermate, mi sono accorta che tutto quello che avevo "visto" prima era una visione superficiale e condizionata. Che cosa avevo visto di lui, prima di quel momento? Mi sono accorta, in quell'istante infinito, che non mi ricordavo nemmeno di che colore (meraviglioso) avesse gli occhi, eppure ci eravamo incontrati altre volte. Dei precedenti incontri in realtà mi restavano pochi frammenti, confusi e frettolosi.
Io credo che l'amore abbia una capacità rara di vedere e di guardare attraverso le pieghe dell'esistenza, se ne fotte degli stereotipi e dei luoghi comuni, ci vede come siamo, bellezze e bruttezze mescolate insieme, ci vede complessivamente nella nostra storia vissuta e nella nostra giusta luce, capisce la storia di una spalla, di un piede, di una ciocca di capelli, e soprattutto nulla di tutto ciò che vede è funzionale a una industria, un fatturato, una catena di montaggio, un tempo di produzione, un canone estetico precotto, una tabella statistica, una distorsione da tubo catodico... tutto invece diventa funzionale al nostro personale egoistico sublime e gratuito e sovversivo piacere.
Una donna "troppa" come me sarebbe scartata dalle passerelle di moda, perché gli abiti per l'industria misogina e necrofila della moda sono sacri, devono essere indossati soltanto dai manichini e dalle grucce, perché non devono celebrare le rotondità e la maternità di una Venere moderna, perché altrimenti sparirebbero "ridimensionati" e forse anche un po' ridicolizzati dalle forme del corpo... ma anche perché l'immagine che si vuole dare è quella dell'efficenza, della corsa futuristica contro il tempo e un corpo esuberante darebbe l'idea di un tempo fermo, poco produttivo eppure beffardamente molto più generoso, tutto ciò non si può permettere, l'ingranaggio volto a stritolarci deve andare avanti, e... la carne è altra roba, la carne è qualcosa di vivo, non è perfetta e inerte come la plastica, la carne a differenza della plastica riserva sorprese anche molto piacevoli: si può toccare e accarezzare e annusare e stringere e mordicchiare e leccare e far vibrare con un tocco impercettibile come un'arpa o un bicchiere, la carne ha tutta la bellezza autentica che è funzionale soltanto all'amore e vive e si nutre di amore.
Dicono che l'amore è cieco e lo affermano con convinzione, pigiando il tasto della malizia sul fatto che quando si è innamorati non si butta via nulla, ci si accontenta di quello che passa il convento! eppure nessuno potrebbe negare che gli "amanti felici" (per usare un termine caro a Pablo Neruda) potrebbero stare ore ad osservarsi e a trovarsi belli. Si trovano belli non perché hanno rinunciato a vedere pur di stare insieme (che assurdità!), ma perché si fanno beffe del tempo, perché non servono a niente e a nessuno, perché non servono, e perché non esiste più nessuno, nessun altro che non sia l'amore, e la capacità di guardarsi, scrutarsi, bersi, mangiarsi, lentamente, senza fretta, indugiando su ogni singolo particolare, accogliendo come può accogliere una madre, la nostra comune calda e dolce madre terra, a braccia e a cuore aperto; apprezzando infinitamente ogni parte del corpo, e poi la sua immagine complessiva, la sua relazione con altre presenze, il posto che occupa nello spazio, la sua voce, il suo respiro, il suo incedere, la luce e il calore e il profumo e l'energia che emana. L'amore ci guida attraverso la visione genuina e naturale delle cose, quella non inquinata, non condizionata dal business del capitale e/o dal moralismo bacchettone frigido anti-carne. L'amore non è cieco ma è un cane per ciechi.
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