ululato da Pralina alle ore 20:29 giovedì, 29 maggio 2008
A otto anni andavo a lezioni private d'inglese, le lezioni si tenevano il lunedì, mercoledì e venerdì pomeriggio a casa di una dolcissima persona, una "signorina" cinquantenne che era stata molti anni a lavorare come colf in Inghilterra.
Miss Emma (userò un nome immaginario per tutelare la sua vera identità) era molto intelligente, conosceva meravigliosamente bene l'inglese, aveva una grazia rara nel procedere con le spiegazioni, ma non poteva insegnare nelle scuole pubbliche, perché non aveva il titolo per farlo. Così dava lezioni a casa sua, e con quelle ci campava. Prendeva i soldi e annotava tutto su un quaderno, con una matita. Non navigava nell'oro, quei soldi delle lezioni, a nero, erano tutte le sue entrate. Ma nonostante questo, ci regalava le caramelle e i librini di fiabe.
Le sue lezioni erano fantastiche, ogni venerdì per concludere la settimana in bellezza con il thè e i biscotti, giocavamo a tombola e cantavamo le canzoni (in inglese)... quanto amore travolgente metteva nell'insegnamento questa minuta e dimessa signorina, vestita con pullover grigi gonne castigate e mocassini, che non aveva alcun vizio tranne quello del fumo (ma non fumava mai davanti a noi bambini, usciva sempre dalla stanza per accendersi una sigaretta).
Quando cantavamo, Miss Emma mi metteva al centro della stanza, in piedi, perché diceva che cantavo benissimo. Diceva che possedevo un orecchio raro per la musica e una vocina deliziosa. Io mi vergognavo un po', ma ero felice di cantare, così come ero felice di scrivere e disegnare.
Non è colpa mia se sono stata la prima della classe, se la maestra mi metteva 10 e ancora 10 e 10 e lode in italiano e disegno, che per me il 9 era un voto basso.
Non era per esibirmi, ma a me le poesie piacevano davvero tanto e la geografia mi appassionava e la storia mi metteva i brividi e così ero la prima ad alzare la mano e a rispondere.Non è colpa mia e non è una colpa avere un quoziente intellettivo superiore al normale, così come non è una colpa avere qualche handicap, sempre ammesso che esistano handicap assoluti (in realtà sono tutti relativi), ogni bambino dovrebbe essere incoraggiato quando non riesce a fare una cosa, ma forse in casa degli altri bambini serpeggiava il malumore e dissero che io ero la "cocchina" delle maestre, perché ero figlia di un personaggio importante (ma anche mio padre il suo posto se l'era sudato sette camice, a colpi di laurea da 110 e lode e tanto studio e tanta gavetta, non era un raccomandato). E per di più, ero figlia di un forestiero.
Cominciarono a farmi i dispetti. Non erano dispetti molto grandi, in fondo a mia sorella ch'era una creaturina esile come uno stelo di giunco e tanto indifesa, avevano fatto di peggio: le avevano scritto SOMARA con il gesso dietro il grembiule nero e le avevano gettato i libri di scuola in una pozzanghera.
Mi soprannominarono "sasa" che da noi significa sciocca, senza sale. Mi salutavano dandomi della sasa, tutti i giorni. E' arrivata la sasa. Sentiamo un po' che cos'ha da dire la sasa, dai zitti zitti vediamo se dice un'altra delle sue boiate. Inventarono ogni rima baciata possibile con il mio nome. Sbeffeggiamenti continui, quaderni che sparivano e riapparivano, matite spezzate, gomme per cancellare bucherellate con la biro, chewingum appiccicati dentro la mia cartella e persino fra i miei capelli. Mobbing si chiama?
Bene, una sera di maggio scesi le scale della vecchia casa di Miss Emma e uscii dal corso d'inglese con i miei quaderni sottobraccio. Avevo la testa piena di canzoncine e di parole nuove, imparate quel pomeriggio. Ricordo che avevo tanta fretta di tornare a casa, perché mi ero attardata a scrivere oltre il termine della lezione.
Mi si parò davanti Raffaella Crusca e Bruna La Stramba (nomi inventati ovviamente) e altri bambini che però risultavano più defilati, dicendomi che dovevo finirla. Ma finirla cosa? Obbiettai. Mi costrinsero ad appoggiare la schiena al muro.
Dissi spaventata...
"Ora devo andare a casa che mi aspetta la mamma, perfavore lasciatemi passare"
"Noi ti lasciamo passare ma prima dobbiamo regolare un conticino in sospeso"
"Ma quale? ma cosa vi ho fatto io?""Sei pazza, e a tutti noi resti antipatica"
"Ma a tutti voi chi?"
"Diamante, tu cadi sempre dalle nuvole, possibile che non capisci mai niente? perché secondo te dobbiamo ripeterti sempre le cose? non le capisci con la tua testa? davvero non ci arrivi? tutti in paese sanno che sei scema, sei una povera patetica, una bambina scema, fai ridere i polli"
"Ma io..."
"Il nostro gruppo ha deciso di eliminarti, ci fai schifo e non devi più esistere"
Prima che potessi protestare, mi presero i quaderni e me li gettarono per terra. Accompagnarono questo gesto con gridolini di compiacimento. Crusca che era più grossa e più alta di me, e che aveva fama d'essere un "maschiaccio" per i suoi capelli corti e la sua faccia larga, ma anche per il suo linguaggio scurrile, mi afferrò per la camicetta e iniziò a sbattermi contro il muro. La Stramba che non possedeva la forza fisica di Crusca ma uguale se non superiore cattiveria, mi dileggiava pesantemente con le parole, ripetendo che sono pazza, pazza, pazza.
Mi picchiarono con i loro libri, mi arrivò un quaderno in faccia a mò di sberla, uno in testa. Mi spintonarono, riuscii a tenermi in piedi perché non sono un fuscellino. Ero troppo annichilita per piangere.
Prima che potessero proseguire con il pestaggio, qualcuno aprì le persiane di una finestra e loro scapparono come lepri urlando verso la mia direzione "E se ti provi a fare la spia alle maestre, cara frignona, domani ti diamo il resto!".
Appena tornai a casa, con gli occhi pieni di lacrime, raccontai tutto a mia madre preoccupata per il mio ritardo e lei telefonò subito a Miss Emma e anche ai genitori delle due bambine. Disse "La prossima volta mi rivolgo ai carabinieri".
Le bambine furono sgridate e messe in castigo, così non si provarono più a fiatare e l'arroganza tipica dei vigliacconi andò a farsi friggere.
Miss Emma prima di iniziare la lezione successiva, disse davanti a tutti una cosa che non dimenticherò mai:
"Se questa bambina è più avanti di voi nella comprensione delle cose, non la dovete odiare, non vi ha fatto niente di male. Lei non lo fa apposta per darsi delle arie, non vuole mai figurare davanti a tutti, si vergogna persino quando deve mostrarsi, ma il Signore le ha dato questi doni, come ha dato altri doni differenti a voi, che lei non possiede... ognuno coi suoi doni particolari faccia quello che può per gli altri. Amatevi bambine mie, l'odio non porta a nulla".
¦ commenti (26)(popup)
categoria : amarcord, sono tonnata
|
venerdì 24 maggio 2013
29 maggio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento