Dal Vangelo secondo Pralina Tuttifrutti
(seconda lettera agli aprostratri, quarto piano, a destra, citofonare Giusy)
L'invidioso (anche al femminile ohibò) è un pigro che non ha mai voluto faticare, lottare, vivere, soffrire, esporsi, cadere per poi rialzarsi; un pavido che non ha mai voluto assumersi la responsabilità di sbagliare, ma che gli rode il culo per i successi degli altri.
L'invidioso è colui (colei, non facciamo preferenze) che si lega al carro del vincitore, pronto a leccare avidamente ogni orifizio del vincitore in pubblico, quanto a denigrare un povero cristo in privato.
L'invidioso è come una bacca secca, un culo mencio, una palla vizza, avvizzita, moscia, senza succo, insomma un coglione secco, che vaga nel deserto nella vana speranza di riempirsi abusivamente con i succulenti fiori e frutti di cactus ottenuti con tanta fatica.
Nessuno ammetterà mai d'essere invidioso, lo si dimostra coi fatti.
Guai a voi, invidiosi, perché il regno dei cieli per i meritevoli e le fiche stratosferiche è un tram nell'ora di punta e di sicuro in paradiso non troverete un posto a sedere, ma dovrete lottare per afferrare lo scorrimano che si trova a tre metri di altezza, aumentando considerevolmente la vostra invidia.
In verità, in verità io vi dico, vale di più il succo di un fico, anche se un po' amaro, ma autentico, che le parole datterose e false che colano giù dalla lingua dell'invidioso.
Andate in pace, fratelli e sorelle carissime, io vi benedico!
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categoria : pensieri di una sciamana, sermoni amen
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