Amsterdam – 1
“Nonno Kekkonen” giocando con il suo vero nome, così lo chiamavo per scherzo da bambina, il mio nonno alto un metro e novanta, imponente, con i lineamenti dolcissimi e gli occhi azzurri, al quale assomiglio come una goccia d’acqua, tranne che per l’altezza, io sono il suo bonsai, uguale in tutto ma su scala ridotta… mio nonno materno caricava la sveglia la mattina presto, si metteva lo zaino in spalla e partiva, all’età di cinquanta, sessanta o settant’anni, quando non andava in bicicletta, amava tantissimo viaggiare in pullman o in aereo, aveva visto tutte le maggiori capitali europee e qualcuna come Parigi almeno cinque volte. Ad Amsterdam c’era stato due volte. Di Amsterdam era entusiasta, lui, pittore, grafico cartellonista, era innamorato dei pittori fiamminghi e non poteva perdersi Rembrandt e compagnia bella.
Nonno Kekkonen sarebbe stato felicissimo di sapermi ad Amsterdam. Così è stato un po’ come fargli una dedica, ripercorrere le strade che aveva percorso, curioso, instancabile, con la macchina fotografica sempre al fianco, avido di immagini e di spiegazioni, cacciatore di cartoline, con sua moglie (mia nonna) che invece faticava un po’ a capire il suo entusiasmo ma si adeguava sempre, anche ai ritmi un po’ militareschi imposti da lui.
Amsterdam è veramente bella, anzi stupenda, nuovissima per me (trattandosi della prima volta) quindi dovrò fare uno sforzo notevole per mettere ordine al caos di emozioni che mi ha procurato… Amsterdam il porto di mare e la porta del mare, Amsterdam la cosmopolita, la mercantile, la creativa, la tollerante, l’imprevedibile, la trasgressiva, la hippy, la ricca di storia e la nuova di progetti, è stata tutta un’emozione con tantissime sfumature, mutevole proprio come il tempo del nord che cambia nel giro di poche ore e queste nuvole che corrono in cielo con la velocità incredibile sospinte dal vento che è sempre sferzante e potente, emozioni che andavano rapidamente dal panico da batticuore alla gioia allo stupore infantile al magone o lacrime in gola alla serenità totale, serafica… penso che farò diversi post per raccontare almeno l’essenziale, perché tutto il resto non potrò mai raccontarlo. E’ troppo grande quello che sento, davvero non riuscirei a raccontarlo tutto con la scrittura… cercherò di fare uno sforzo per non fare dei paragoni con l’Italia, paese meraviglioso che amo, ricco di storia e di arte ma ottuso di mentalità, ingeneroso con gli artisti e con tutti i suoi abitanti in generale. Non voglio fare polemica, tanto è perfettamente inutile!
Cominciamo dalla pittura, questo filo che ci lega, la prima cosa che ho visitato di Amsterdam è stato il Rijksmuseum, museo reale, con la collezione più importante di opere olandesi, pittura a olio su tela ed arte applicata, miniature, maioliche, porcellane, cineserie, mobili intarsiati, riproduzioni navali e argenti in particolare del periodo d’oro, diciassettesimo secolo. Tutte cose mirabili, in gran parte provenienti da Delft, nelle quali eccelle il gusto del dettaglio e della riproduzione maniacale, come nella Casa delle Bambole che riproduce una vera casa olandese in scala, con tutti i materiali originali. Da restare a bocca aperta!
Mi sono trovata immersa in un’atmosfera bellissima, pulita, ordinata, silenziosa, ben diversa da quella degli Uffizi (ops!) con le lampade posizionate al punto giusto, belle spiegazioni, anche se in italiano mai (questa lingua è completamente sconosciuta agli olandesi), sale non troppo affollate e quindi fruibili e scorrevoli, le opere sono semplicemente fantastiche, il senso del colore e della luce (ma anche della narrazione) di questi nordici è spettacolare, già ben prima degli impressionisti i fiamminghi avevano capito tutto della pittura “en plein air”, ossia dal vivo, ma con un gusto per il particolare ed un perfezionismo assai maggiore… qui si avverte l’atmosfera, l’aria, la luce, si avverte anche la ricchezza e l’opulenza della classe dei mercanti di allora, la disponibilità di materie prime che provenivano dalle colonie olandesi; il soggetto è immerso in questa aria, luce e corpuscoli dorati, i tessuti degli abiti sono morbidi e ricchi così il drappeggio delle gonne, gli sfarzosi colletti bianchi tipici della classe borghese e nobile del milleseicento sembrano a rilievo, le guance dei ritratti sono rosate e gli occhi hanno un guizzo di luce, come veramente fossero vivi… tutto è perfetto nei più minimi dettagli ma mai statico, come nei capolavori di Jan Vermeer (purtroppo qui ne sono contenuti solo quattro su 34) o di Rembrandt van Rijn, ma anche nei ritratti di Frans Hals, o nelle opere di Willem Claez Heda… dio dio dio quanto mi piace, davanti alla sua natura morta con le ostriche mi sarei messa a piangere!
Cosa si può fare di più con la pittura quando i vassoi ti vengono incontro, il vetro traspare, il peltro risplende, la seta avvolge, la polpa del limone sembra ancora piena d’acqua, le ostriche hanno mille riflessi di madreperla e ogni materiale è diverso uno dall’altro, come davvero nella realtà?
La Ronda di Notte (che poi, dopo il restauro del 1975 si rivelò al mondo intero come Ronda di Giorno perché saltò fuori la sua vera anima intessuta di luce sotto una patina di sporco) è un quadro immenso, immenso non solo come dimensioni ma come importanza, dove un fascio di luce dorata illumina dall’alto di una finestra, creando un gioco incredibile di luci ed ombre che sottolinea la dinamicità del movimento della guardia che inizia la ronda, una cosa d’una maestria infinita, che soltanto il tocco gentile e geniale di Rembrandt poteva gestire.
Sono uscita con l’animo lieve, siccome era una bella giornata di sole ho pranzato all’aperto, con gli occhi persi in un prato che sembrava finto tanto era verde, con un panino e una spremuta fresca d’arancia e il giorno stesso, trovandomi in zona Museumplein, ho visitato il Museo di Van Gogh, faticando questa volta a trovare uno spazio fra le teste delle persone… là c’era una ressa incredibile, moltissimi gli italiani, un ragazzo che chiedeva al suo amico “Saranno quadri veri o riproduzioni?”… Van Gogh mi piace tantissimo, ma devo dire sinceramente in questo momento preferisco la pittura dei fiamminghi, un po’ mi ha urtato il fatto che tantissimi vanno a vedere soltanto Van Gogh perché c’è da vederlo se no che figura ci fai con chi ti chiede sei stato ad Amsterdam e non hai visto Van Gogh, un po’ mi da fastidio tutto il business che ci fanno sopra con l’oggettistica dei souvenir, il negozio del museo è uno dei posti più cari sulla faccia della terra, quando il poveretto riuscì a vendere soltanto un quadro in vita sua (per merito del fratello Theo, che sempre lo amò e lo sostenne).
A parte questo, lui è il degno erede in senso tutto moderno e innovativo e rivoluzionario della pittura dei fiamminghi e di tutto quello che c’è stato prima in Olanda, colori tempestosi e sfilacciati, scomposizione grossolana ma elegante del colore, divisionismo selvaggio ma disegno rigoroso.
Vincent Van Gogh che da religioso asociale si vota alla pittura, sua passione, suo amore e sua fede, ci si immola. Van Gogh che dice a proposito della Sposa Ebrea di Rembrandt “Vorrei dare dieci anni della mia vita per passare davanti a quest’opera quindici giorni”. Passa da un periodo cupo e bituminoso (quello dei mangiatori di patate) dove celebra la semplicità francescana dei contadini olandesi, alle suggestioni giapponesi che avevano animato anche Tolouse Lautrec, fino all’esplosione del colore selvaggio, a campiture monocromatiche delimitate da un segno forte, come le vetrate gotiche, culminata neiGirasoli e in altri capolavori, che in parte hanno perso la potenza iniziale per un cambiamento dei colori (si sono un po’ deteriorati… la vendetta dell’artista?).
Accanto ai suoi quadri c’è un’ampia sezione dedicata a Gaugin ed altri suoi amici pittori che condivisero con lui il periodo parigino. Fantastico.
Per finire in bellezza, verso il tramonto, sono andata a fare un giro in battello per i canali di Amsterdam, che avevo l’anima e il cuore pieni della pittura e delle belle cose viste. Il giro mostrava molti luoghi noti di questa bella città, Stazione centrale, Museo Nemo, Casa di Anne Frank, case galleggianti, caffè all’aperto e ringhiere piene di biciclette e tanto tanto tantissimo altro. Ho scattato centinaia di foto. Emozionata come una bambina!
(1- continua)
Permafrost ¦commenti (29) ¦ commenti (29)(popup) categoria : pittura, lolanda, profondo nord, donna che viaggia in testa, sono tonnata |
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