A diciotto anni non sapevo distinguere una persona bella da una persona brutta. Se mi chiedevano un giudizio estetico, e il giudizio estetico aveva (ha) un'urgenza particolare sempre nelle conversazioni fra le persone, io restavo in silenzio, facevo le spallucce, perché per me le persone erano belle soltanto per quello che esprimevano, per come camminavano, parlavano, per quello che avevano in fondo agli occhi.
Ero molto graziosa, non avevo certamente bisogno di sposare la formula "basta che respirino". Ma mi sono sempre innamorata di uomini belli e brutti, e forse ho amato di più i brutti che i belli.
Poi, nel corso degli anni, a forza di darmi della "scema", mi hanno fatto il lavaggio del cervello. Mi hanno insegnato che il bello equivale al magro e al giovane, che sono belle soltanto le donne che non superano i 50 chili (60 per le più alte) e con un aspetto di non più di 25 anni, taglia 40-42, che sono belli soltanto gli uomini alti e magri, loro per esser belli possono anche dimostrare fino a 40 anni perché all'uomo è concesso qualche anno in più infatti in televisione i presentatori possono anche essere un po' vecchiotti, ma le vallette mai.
Io non sapevo nemmeno che cos'è la cellulite, perché le donne della mia famiglia non ne hanno mai sofferto e nemmeno io. Non so se è il problema maggiore delle donne italiane, penso di sì. L'ho dovuto imparare dai giornali di moda femminili, perché nel mio specchio non lo vedevo.
Mi hanno detto che ero scema, che non capivo niente. Un giorno, spinta dalle amiche del corso di grafica pubblicitaria, che erano letteralmente ossessionate e ossessionanti con questi discorsi, andai in farmacia a chiedere una crema anticellulite, perché sembrava un grosso problema sociale quindi da parte mia non potevo trascurarla (mia madre mi ha inculcato il senso del dovere nei confronti del prossimo). Mi ricordo la vergogna che provai quando la farmacista mi chiese quanta cellulite avevo, ed io risposi "Non so nemmeno che cos'è la cellulite, ma le amiche mi hanno detto che farei bene a prevenirla". "Quanto pesa?" "55 chili". "E quanti anni ha?" "Venti".
Ora quando vedo una persona, capisco immediatamente se è bella oppure no, attraverso i criteri di selezione sociale (le misure, il peso, l'altezza) che mi sono stati insegnati, ma un po' mi dispiace. Mi vergogno anche un po' di "discriminare" la persona stessa nei miei pensieri.
Ho perso quella purezza selvaggia che era solo mia e che mi faceva scrivere sul mio diario "Oggi ho visto una donna bellissima, mi ha colpito lo sguardo e niente altro".
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categoria : estetica, un post al sole, ce lulite
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