ululato da Pralina alle ore 12:35 lunedì, 05 maggio 2008
Questa notte ho sognato che ero in Liguria e scendevo una maestosa scogliera. C'era il sole di mezzanotte. L'aria era grigia e minacciosa. La scogliera assomigliava a quelle bretoni, era ripidissima e poco generosa, io ero in enormi difficoltà, una volta sola in vita mia sono discesa da una scogliera di quelle dimensioni e non sapevo come fare, dove mettere i piedi. Nel sogno c'era il mio ex marito (alpinista) accanto a me che mi faceva coraggio. Mi diceva "Non c'è nulla che tu non possa fare se non ti ci metti d'impegno".
L'ultimo tratto era il più duro, sotto di me ancora tre metri di strapiombo, ero tentata di volare giù di sotto per terminare il percorso troppo penoso, ma mi sarei spezzata le gambe.
Sono rimasta ferma per un sacco di tempo. Non ero spaventata, ma troppo preoccupata, rigida con la postura, contratta con i muscoli e con i nervi. Le mie gambe non volevano saperne di muoversi ancora, mi si accavallavano i muscoli per la tensione e i polpacci erano diventati duri come pietre. Poi ho trovato un appiglio, due, tre, quattro... stupita di me, delle mie capacità, progressivamente, dolcemente, sono riuscita a toccare la spiaggia sotto, con i miei piedi.
E' la prima volta che faccio un sogno del genere, me ne sono sempre stata lontana dal mare, dai pericoli, da tutto. Spaventata dalla vita (dal mare) e dalle sue infinite varianti che non è possibile tenere sempre "sotto controllo".
Nessun uomo ha mai avuto la pazienza di farmi coraggio come me ne ha fatto il mio ex marito, ora che sono sempre sola me ne rendo conto, una gran parte degli uomini (e spesso ahimè delle donne) che incontro non hanno mai avuto pazienza con me, mi hanno sempre considerata una simpatica pazzoide, un "soggetto difficile", da liquidare con due frasi ironiche e, se proprio si mette male, da abbandonare sull'autostrada.
Anche i medici non hanno pazienza, alcuni per l'ansia di parlare al posto mio, hanno tralasciato di andare a fondo con la diagnosi. "Suvvia, un po' di sciacqui con l'acqua e le passa tutto" mi disse un otorino. "Ha capito? No, non ha capito!" sentenziò maschilisticamente un baldo pneumologo.
Sono stata malata per sei mesi con una forma grave di asma e un'infezione grave alle vie respiratorie, ho dovuto ricorrere all'autodiagnosi, mi sono studiata intere pagine di medicina e per due volte ho azzeccato la diagnosi, prima che il mio medico la confermasse.
Ho un immenso bisogno di venire incoraggiata passo dopo passo, ma sono stata capace di fare e di dare tanto in vita mia e di coraggio ne ho infuso tantissimo agli altri.
Il mio bisogno di venire incoraggiata è stato spesso così grande, da paralizzarmi quando non trovavo "appigli".
Ognuno di noi ha bisogno di venire incoraggiato, chi più chi meno, non per le stesse cose, non per gli stessi problemi, ma ognuno di noi ha bisogno di ottenere fiducia... ma la gente spesso regala la sua sfiducia.
I nostri genitori sono stati per la maggior parte bambini controllati, terrorizzati e puniti, ci hanno spesso insegnato ad avere paura di ogni aspetto del mondo e della vita. Cresciamo soltanto in qualche strato di noi e da bambini spaventati portiamo ovunque la nostra paura, il nostro terrore, la nostra diffidenza verso il prossimo. Lo ributtiamo sugli altri, come se fossero cassonetti dell'immondizia.
Ho incontrato moltissime persone che questo coraggio non ce lo avevano per sé stessi, quindi cercavano subdolamente di toglierlo a me.
Non abbiamo mai tempo. Non abbiamo tempo da dedicare agli altri, e se sbagliano una volta, pensiamo anzi siamo sicuri che lo faranno per sempre.
Ma a tutto c'è un limite. Amori o amiche amici, camminerò solo per me stessa e insieme soltanto con chi mi sentirò sicura di mettere bene i piedi.
Me lo devo.
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venerdì 24 maggio 2013
5 maggio 2008
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