ululato da phederpher alle ore 21:51 mercoledì, 28 aprile 2010
Ritorno per un attimo a temi più leggeri, e a parlare di uno dei miei idoli sportivi, il tennista svizzero Roger Phederer, a cui il mio nick è ispirato. Pare che mettere su famiglia non porti sempre bene ai sportivi. Dopo essersi sposato e messo al mondo due gemelline, il giovane Phederer non ne imbrocca più una. Sì, ha vinto a Melbourne, ma ha perso a Indian Wells contro tale Baghdatis, a Miami contro Berdich e infine ieri a Roma contro il lettone Guldis, 21enne di belle speranze, figlio di un tale padrone di mezza Lettonia che lo manda in giro con l'aereo privato. Dopo un primo set impeccabile (6-2), un secondo set da paura (1-6) e un terzo perso ignominiosamente al tie-break 5 a 7. Due aces contro nove, sei match-point annullati all'avversario e infine crollo con sei punti persi, nuovo break a sfavore e infine definitiva sconfitta contro il numero 40 delle classifiche ATP, talentaccio traviato dall'ignavia e dai soldi di papà. Insomma un Phederer sdrucito, irritato e irritante che commenta così: "E' la terza partita che perdo così quest'anno, è molto frustrante". Intendiamoci, Roma è stregata per lo svizzero. Due sole finali, peraltro perse: nel 2004 dal modesto Mantilla e due anni dopo dal forte Nadal, una semifinale l'anno scorso, ma anche due uscite al primo turno, addirittura nel 2002 ad opera del faentino Andrea Gaudenzi, ora desaparecido. "Cosa ho provato sul 5 a 5? Scusate la parola, ma me la sono fatta sotto" ha detto il buon Gulbis in conferenza stampa "Onestamente, non credo che oggi Phederer abbia giocato al massimo". Bè, questo come minimo. Dicevamo del vincitore. Ernest Gulbis è figlio di Ainars, padrone di gasdotti, ditte farmaceutiche e stazioni radio-TV, e di Milena, attrice teatrale (come coppia vi ricorda qualcuno?), e in più nipote di Ulcis Pucitis, ex cestista dell'ASK Riga, tre volte Campione d'Europa. Quello che colpisce è che la Federtennis lettone ha un budget di poche migliaia di euro: in pratica, se volesse, Ainars Gulbis potrebbe comprarsela in blocco e regalarla al figlio. Del resto gli ha già messo alle costole fior di allenatori. Uno di questi, Nicolas Pilic, ex tennista di buon valore, ha detto di lui: "Se venisse da una famiglia povera e avesse provato cos'è la fame, adesso sarebbe il numero uno al Mondo". Ma il dabben giovine pare che stavolta abbia messo la testa a posto: "Ora ho capito che il tennis è il mio lavoro, e non un hobby. Prima mi allenavo tre giorni, poi per altri quattro giravo con gli amici. Adesso ho uno staff tutto mio che mi segue notte e giorno, e un ottimo sistema d'allenamento". Ebbravo. Come direbbe Oscar Wilde, l'importanza di chiamarsi Ernest.
Colgo l'occasione per salutarvi tutti anche e sopratutto a nome di Pralina che ha ancora il PC fuori uso ma che vi ha sempre belli stampati nel suo corazon. Olè.
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