dedicato a Horst Fantazzini
(Altenkessel 4 marzo 1939 - Bologna 24 dicembre 2001)
(Altenkessel 4 marzo 1939 - Bologna 24 dicembre 2001)
Caro Horst, l'Italia che ti aveva accolto nel dopoguerra sotto le bombe, non è più l'Italia della pacificazione nella quale anche il fascismo peggiore si è potuto riciclare e pitturare a nuovo e gli ex gerarchi che incarceravano i poveracci diventare miti burocrati democristiani, e nemmeno l'Italia che "regalava" un posto in fabbrica ai suoi figli proletari, ai ragazzi del sud "saliti" al nord con la valigia di cartone, mentre quelli ricchi e figli di papà li faceva diventare avvocati, ingegneri... l'Italia che hai conosciuto tu, non è più quella, non è quella che abbiamo visto nelle foto, delle macerie sotto le bombe tedesche, delle persone misere ma dignitose che si rimboccavano le maniche per la ricostruzione, e nemmeno quella che odiava i tedeschi come te, che non avevano fatto niente di male, che erano in Italia come immigrati, operai... l'Italia, Horst mio caro, non è più quella che avevi visto tu, delle persone come tuo padre anarchico "Libero" che ancora credevano che la rivoluzione fosse imminente, ma a forza di braccia, di lavoro, di sacrifici, persino di galera, perché la rivoluzione è una cosa importante che non va presa sottogamba e invece tu Horst la tua rivoluzione la facevi a suon di rapine in banca, per prenderti ciò che ti spettava al momento... l'Italia, caro e sfortunato Horst, non è più quella di chi si è sacrificato tanto, da una parte gli operai dall'altra i padroni, oggi le classi hanno incluso anche una classe fuoriconcorso, quella dei disoccupati e dei precari permanenti, quelli che il lavoro non lo troveranno mai o che non lo terranno mai più di tre mesi prima di una lunga pausa, quella dei giovani laureati senza futuro. Quelli che il lavoro non lo troveranno mai, perché non sono ricchi di famiglia, perché alla fine chi è figlio di avvocato farà l'avvocato, chi è figlio di barone avrà un posto come medico, e chi invece, come mio figlio, non ha un patrimonio da investire, soldi da spendere per comprare un fondo, una fabbrichetta, studiare all'Università, resterà a casa a guardare svogliatamente gli annunci del lavoro o ancora peggio, a non guardarli affatto perché ogni volta che si presenta ad un concorso pubblico troverà almeno un migliaio di altri disperati. Perché vedi Horst, i ragazzi e le ragazze spesso perdono anche la volontà di trovarsi un lavoro, si trovano costretti a emigrare. A emigrare, come facesti tu, straniero da sempre, troppo tedesco e troppo largo e troppo bianco per abitare in questa nostra penisola di gente diversa che non ama troppo la diversità altrui. Troppo terrone (in quanto bolognese) per emigrare in Germania, dove eri costretto a scappare perché ricercato dalla polizia come latitante. Migrante, come lo sono milioni di profughi di guerra o scappati dalla miseria dalla fame e dalle pandemie, ai quali tu hai dedicato uno dei tuoi racconti più belli "Il cammino della speranza". Tu che leggevi "Lo straniero" di Camus potevi capire. Eppure vedi, mio carissimo povero compagno di vita, che moristi in carcere la sera di Natale senza aspettare che il direttore ti facesse gli auguri ipocriti di "Buon Natale" con il panettone della Caritas la concessione di un bicchiere di plastica di spumante, sono certa che non ti stupiresti. I giovani oggi sono gli stessi di ieri, i ragazzi del sud non hanno ancora lavoro, "salgono" al nord con la vana speranza di cambiare la loro vita, l'unica differenza è che oggi sono già disillusi, sono già grandi e hanno già capito tutto. C'è una grande confusione e smarrimento, oggi non hanno più ideologie forti in cui credere, e questo se vuoi è un bene, perché non credendo nel leader forte, nel "padre" come lo sono stati Stalin, Mao e altri, rifiutano il patriarcato, l'autoritarismo, e si aprono a un nuovo modo di fare politica dal basso, più vicino al nostro ideale, l'anarchia. Peccato che il nodo cruciale, fondamentale, del potere non si è mai sciolto, e che dopo Mussolini moltissimi italiani a destra come a sinistra (per ciò che rimane di sinistra oramai) abbiano scelto non solo in politica, ma nei modi, nei vezzi, nella corruzione e nel maschilismo, altri leader, altri gerarchi, magari delle aministrazioni locali, delle giunte comunali, nei "furbetti del quartierino" e non solo al Governo. Questa nostra Italia l'abbiamo ormai svenduta pezzo dopo pezzo, del nostro patrimonio culturale, artistico, che è unico al mondo, il più grande al mondo per quantità e importanza, rimane ben poco, che i teatri debbano chiudere per i tagli alla cultura... che i cinema storici siano costretti a tirare giù il bandone... che abbiano fatto l'ennesimo taglio all'editoria "povera"... e soprattutto che Pompei crolli pare che non importi nulla a nessuno, si seppellirà sotto un cumulo di immondizia! Meglio stare a rimirare le tette finte di qualche bistecca di plastica, meglio regalarsi un intervento di liposuzione, meglio stare in fila un giorno per comprarsi l'I-PAD, meglio giocare tutto il giorno con la Playstation3, meglio andare in massa a vedere i film dei Vanzina, meglio rincretinirsi il cervello con il Grande Fratello, meglio scordare la grammatica e la sintassi, meglio non informarsi per "gnente". Eppure caro Horst, sono sicura che, se tu avessi visto l'Italia com'è ora, non ti saresti stupito affatto, ti saresti anzi rallegrato perché nonostante quest'impoverimento generale e depauperamento della cultura e dell'arte, gli studenti hanno ancora la voglia di manifestare, gli operai di salire sui tetti, gli immigrati sulla gru e le donne di non essere completamente succubi ma anzi sempre più ribelli rispetto la loro condizione. E come dicevi tu "un essere umano che non si rassegna è ancora recuperabile". Era questo che ti saresti aspettato, e in ciò riesci ancora a vivere e a sorridere. Buon Natale Horst, anche se per noi è soltanto la festa del solstizio d'inverno.
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